Ue-Italia come Croazia e Slovenia:
“Squilibri
macroeconomici eccessivi”
L’Italia è uno tre dei paesi europei che soffrono
di uno “squilibrio macroeconomico eccessivo”. Occorre pertanto “un’azione
urgente” su debito e competitività, anche per evitare un contagio al resto
dell’Eurozona. Servono riforme efficaci e un intervento di manutenzione sui
conti pubblici, visto che l’aggiustamento strutturale per il 2014 appare
insufficiente. Che sia una manovra in più o altro, lo deciderà il governo
Renzi.
Il documento di analisi approfondita della
situazione dei 17 stati di casa Ue che soffrono di problemi di competitività
conferma le anticipazioni pubblicate da La Stampa questa mattina e fa scivolare
il Bel Paese dal gruppo dei “sistemi sbilanciati” a quello dei “gravemente
sbilanciati”, in buona compagnia adriatica con Croazia e Slovenia.
Secondo Olli Rehn, Commissario Ue per gli affari economici
e monetari, la Slovenia dovrebbe al più presto mettere in atto il piano di
privatizzazioni, compresa la vendita delle quote statali nelle banche. Inoltre
il Paese dovrebbe continuare anche con il piano di riforme strutturali e di
stabilizzazione dei conti pubblici. Rehn ha parlato con i giornalisti sloveni a
Bruxelles dopo la pubblicazione delle relazioni sugli squilibri economici dei
Paesi Ue.
Si tratta una sonora bocciatura del processo di
riforme che Bruxelles ha chiesto a Roma di compiere per risolvere l’annoso e
strutturale problema di scarsa concorrenzialità della nostra macchina
produttiva, necessario per curare una crescita cronicamente più basa della
media continentale, rilanciare un mercato del lavoro asfittico e rimettere la
situazione dei conti pubblici sulla strada auspicata della normalità.
L’azione deve essere “urgente” anche per evitare
un possibile contagio all’Eurozona. Il verdetto dei tecnici di Olli Rehn,
responsabile Ue per l’economia, lascia intendere che la strategia degli ultimi
governi non è stata sufficiente e occorre fare di più. Dopo Berlusconi, Monti e
Letta, ora tocca a Renzi.
Nel complesso continentale, il finlandese nota
che “gli stati stanno compiendo dei progressi, ma in mondo non omogeneo”. I
disequilibri, scrive la Commissione, “richiedono un’azione politica senza
interruzione”. Vengono sottolineati progressi sul fronte dei conti pubblici
“che sono stati significativamente ridotti”, ma le sfide restano sul come
favorire le prospettive di crescita nel medio termine, intervenire sugli latri
livello di debito pubblico e privato in un contesto di inflazione molto bassa,
facilitare l’accesso al credito delle imprese affidabili, ridurre l’eccessivo
livello di indebitamento.
La Commissione certifica che i paesi sbilanciati
sono ora scesi a quota 14 (da 17): Belgio, Bulgaria, Germania, Irlanda, Spagna,
Francia, ,Ungheria, Paesi Bassi, , Finlandia, Svezia, e Regno Unito. Croazia,
Italia, Slovenia hanno una situazione considerata “eccessiva” che richiede un
monitoraggio più stretto e, in caso di violazione reiterata degli impegni,
comporta la possibilità di ultima istanza di arrivare a una sanzione dello 0,1
per cento del pil.
Cosa non va, da noi? Nulla che non sappiamo già,
niente che non sia stato ripetuto mille e mille volte. In attesa del rapporto
dettagliato che sarà diffuso nel pomeriggio, la Commissione scrive che
“L’Italia deve affrontare il debito pubblico molto alto e la debole
competitività esterna: entrambe le cose hanno radici della protratta e fiacca
crescita della produttività e richiede URGENTE attenzione politica”. Il bisogno
di “’un’azione decisiva che riduca il rischio di effetti negativi sul
funzionamento dell’economia e dell’Eurozona è particolarmente importante data
la misura dell’economia italiana”. Frase importante quest’ultima: c’è il timore
di un possibile.
Più nel dettaglio, il documento rileva che
“l’alto debito pubblico costituisce un pesante fardello per l’economia ,
soprattutto in un contesto di crescita cronicamente bassa e di inflazione
contenuta. Ottenere e mantenere un avanzo primario molto alto – sopra la media
storica – e perseguire una crescita robusta (entrambe cose necessarie per
mettere il rapporto fra debito e pil su un percorso di decisa riduzione) sarà
una sfida importante”.
C’è di buono che nel 2013, si sottolinea,
“l’Italia ha compiuto progressi verso il suo obiettivo di medio termine (per la
finanza pubblica)”. Ma non basta. “L’aggiustamento del saldo strutturale nel
2014 come attualmente previsto appare insufficiente dato il bisogno di ridurre
il grandissimo parametro debitorio ad un passo adeguato”. Anche qui,
interpretazione. Servono impegni più concreti di correzione. Che sia una
manovrina in più, lo deciderà il governo Renzi.
Bruxelles chiederà ora a Roma un piano di azioni
correttive da presentare in giugno che comprenda i termini di attuazione delle
nuove misure. Raccomandazioni specifiche saranno approvate d’intesa con
l’Italia al Consiglio europeo di fine giugno, occasione in cui saranno anche
definiti i nuovi passi da compiere. Fra le cose che l’Ue ci rinfaccia ci sono
un eccessivo livello di tassazione fiscale, un’evasione fuori norma, una
strategia di imposte sul lavoro non sufficientemente vincolata alla
produttività, una pubblica amministrazione caotica, una giustizia civile lenta
e incerta, un mercato interno da liberalizzare. Qualora il cammino vanga
ripetutamente violato, e solo in ultima istanza, la Commissione potrà proporre
al Consiglio di imporre un’ammenda dello 0,1% di Pil all’anno, ovvero 1,5
miliardi ogni dodici mesi.
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