venerdì 7 marzo 2014

Ue-Italia come Croazia e Slovenia: 
“Squilibri macroeconomici eccessivi”


L’Italia è uno tre dei paesi europei che soffrono di uno “squilibrio macroeconomico eccessivo”. Occorre pertanto “un’azione urgente” su debito e competitività, anche per evitare un contagio al resto dell’Eurozona. Servono riforme efficaci e un intervento di manutenzione sui conti pubblici, visto che l’aggiustamento strutturale per il 2014 appare insufficiente. Che sia una manovra in più o altro, lo deciderà il governo Renzi. 
Il documento di analisi approfondita della situazione dei 17 stati di casa Ue che soffrono di problemi di competitività conferma le anticipazioni pubblicate da La Stampa questa mattina e fa scivolare il Bel Paese dal gruppo dei “sistemi sbilanciati” a quello dei “gravemente sbilanciati”, in buona compagnia adriatica con Croazia e Slovenia.  

Secondo Olli Rehn, Commissario Ue per gli affari economici e monetari, la Slovenia dovrebbe al più presto mettere in atto il piano di privatizzazioni, compresa la vendita delle quote statali nelle banche. Inoltre il Paese dovrebbe continuare anche con il piano di riforme strutturali e di stabilizzazione dei conti pubblici. Rehn ha parlato con i giornalisti sloveni a Bruxelles dopo la pubblicazione delle relazioni sugli squilibri economici dei Paesi Ue.


Si tratta una sonora bocciatura del processo di riforme che Bruxelles ha chiesto a Roma di compiere per risolvere l’annoso e strutturale problema di scarsa concorrenzialità della nostra macchina produttiva, necessario per curare una crescita cronicamente più basa della media continentale, rilanciare un mercato del lavoro asfittico e rimettere la situazione dei conti pubblici sulla strada auspicata della normalità.  
L’azione deve essere “urgente” anche per evitare un possibile contagio all’Eurozona. Il verdetto dei tecnici di Olli Rehn, responsabile Ue per l’economia, lascia intendere che la strategia degli ultimi governi non è stata sufficiente e occorre fare di più. Dopo Berlusconi, Monti e Letta, ora tocca a Renzi. 

Nel complesso continentale, il finlandese nota che “gli stati stanno compiendo dei progressi, ma in mondo non omogeneo”. I disequilibri, scrive la Commissione, “richiedono un’azione politica senza interruzione”. Vengono sottolineati progressi sul fronte dei conti pubblici “che sono stati significativamente ridotti”, ma le sfide restano sul come favorire le prospettive di crescita nel medio termine, intervenire sugli latri livello di debito pubblico e privato in un contesto di inflazione molto bassa, facilitare l’accesso al credito delle imprese affidabili, ridurre l’eccessivo livello di indebitamento.  

La Commissione certifica che i paesi sbilanciati sono ora scesi a quota 14 (da 17): Belgio, Bulgaria, Germania, Irlanda, Spagna, Francia, ,Ungheria, Paesi Bassi, , Finlandia, Svezia, e Regno Unito. Croazia, Italia, Slovenia hanno una situazione considerata “eccessiva” che richiede un monitoraggio più stretto e, in caso di violazione reiterata degli impegni, comporta la possibilità di ultima istanza di arrivare a una sanzione dello 0,1 per cento del pil. 

Cosa non va, da noi? Nulla che non sappiamo già, niente che non sia stato ripetuto mille e mille volte. In attesa del rapporto dettagliato che sarà diffuso nel pomeriggio, la Commissione scrive che “L’Italia deve affrontare il debito pubblico molto alto e la debole competitività esterna: entrambe le cose hanno radici della protratta e fiacca crescita della produttività e richiede URGENTE attenzione politica”. Il bisogno di “’un’azione decisiva che riduca il rischio di effetti negativi sul funzionamento dell’economia e dell’Eurozona è particolarmente importante data la misura dell’economia italiana”. Frase importante quest’ultima: c’è il timore di un possibile.  
Più nel dettaglio, il documento rileva che “l’alto debito pubblico costituisce un pesante fardello per l’economia , soprattutto in un contesto di crescita cronicamente bassa e di inflazione contenuta. Ottenere e mantenere un avanzo primario molto alto – sopra la media storica – e perseguire una crescita robusta (entrambe cose necessarie per mettere il rapporto fra debito e pil su un percorso di decisa riduzione) sarà una sfida importante”. 

C’è di buono che nel 2013, si sottolinea, “l’Italia ha compiuto progressi verso il suo obiettivo di medio termine (per la finanza pubblica)”. Ma non basta. “L’aggiustamento del saldo strutturale nel 2014 come attualmente previsto appare insufficiente dato il bisogno di ridurre il grandissimo parametro debitorio ad un passo adeguato”. Anche qui, interpretazione. Servono impegni più concreti di correzione. Che sia una manovrina in più, lo deciderà il governo Renzi. 


Bruxelles chiederà ora a Roma un piano di azioni correttive da presentare in giugno che comprenda i termini di attuazione delle nuove misure. Raccomandazioni specifiche saranno approvate d’intesa con l’Italia al Consiglio europeo di fine giugno, occasione in cui saranno anche definiti i nuovi passi da compiere. Fra le cose che l’Ue ci rinfaccia ci sono un eccessivo livello di tassazione fiscale, un’evasione fuori norma, una strategia di imposte sul lavoro non sufficientemente vincolata alla produttività, una pubblica amministrazione caotica, una giustizia civile lenta e incerta, un mercato interno da liberalizzare. Qualora il cammino vanga ripetutamente violato, e solo in ultima istanza, la Commissione potrà proporre al Consiglio di imporre un’ammenda dello 0,1% di Pil all’anno, ovvero 1,5 miliardi ogni dodici mesi.

0 commenti:

Posta un commento