Verso le europee 2014: Austria, la roccaforte euroscettica dove non esiste la disoccupazione.
Alle europee del 2009, il tasso di affluenza nel Paese è stato del 45,97%, un dato vicino alla media europea, simile a quello di Germania e Spagna, inferiore al dato italiano, ma superiore a quello di Francia e Regno Unito. Una particolarità dell’Austria è che, in queste elezioni come in quelle del 2009, sarà l’unico Paese dell’UE in cui si potrà votare già a 16 anni d’età (il diritto di voto è infatti stato esteso anche agli under 18 dalla riforma elettorale del 2007), mentre sono necessari 18 anni per poter essere eletti. La legge elettorale prevede la rappresentanza proporzionale con voto di preferenza e l’attribuzione dei seggi avviene secondo il metodo d’Hondt con soglia disbarramento al 4% dei voti espressi.
L’Austria è attualmente governata da una Grosse Koalition formata dai socialdemocratici (SPO) e i democristiani del Partito Popolare (OVP). Alle ultime elezioni nazionali del 2013 entrambi i partiti hanno perso voti a vantaggio del Partito della Libertà (FPÖ) di Strache, l’estrema destra, che ha ottenuto il 21,4% delle preferenze e quindi 40 seggi. Al contrario di quanti si aspettavano un rapido declino del FPÖ dopo la morte del suo “leader carismatico” Haider in un incidente stradale di 5 anni fa, il partito ha invece continuato a racimolare consensi e guadagnato 5 punti percentuali rispetto al 2008.
Non sono pochi a sostenere che l’ascesa del FPÖ (cominciata negli anni ’80 con Haider) rappresenti la crisi del modello di democrazia consociativa instaurata nel Paese dal secondo dopoguerra: lo schema del negoziato e dei governi di coalizione si trova infatti sfidato da forze radicali e poco inclini al compromesso. È opportuno anche ricordare che il FPÖ ha forti toni xenofobi (specialmente anti-semiti, anti-musulmani e anti-turchi) e, quando nel 2000 è entrato nel governo di coalizione, l’UE ha reagito imponendo sanzioni all’Austria.
In questo processo, si inserisce anche la nascita di una nuova forza euroscettica: il Team Stronach, fondato nel settembre 2012 da un miliardario ottantenne austro-canadese che nelle scorse elezioni nazionali è riuscito a superare la soglia di sbarramento e a ottenere 11 seggi in parlamento. A differenza del FPÖ e della maggioranza degli altri partiti euroscettici, però, il Team Stronach non ha posizioni xenofobe e non è anti-immigrazione.
Le europee rappresentano una prova decisiva per i due partiti di governo per dimostrare che ancora rappresentano la maggioranza degli elettori (alle ultime elezioni hanno ottenuto una stretta maggioranza del 50,8%). Secondo un sondaggio Gallup di gennaio, SPO e OVP sono date entrambe al 24%, FPÖ al 23%, Verdi al 13% e NEOS (“The New Austria”: partito liberale fondato nel 2012 e unitosi al Forum Liberale, affiliato all’ALDE, dal gennaio 2014) al 12%. I seggi del PE riservati all’Austria sarebbero dunque 5 per ciascuno dei due partiti di maggioranza, 4 per il FPÖ e 2 per Verdi e NEOS.
Il SPO è affiliato al PSE e rientrerebbe dunque nel gruppo S&D, l’OVP è affiliato al PPE, mentre il FPÖ è affiliato all’Alleanza Europea per la Libertà. I deputati austriaci eletti con questo partito finirebbero quindi tra i non iscritti. È molto difficile che il Team Stronach riesca ad ottenere seggi al PE, ma in questa eventualità si unirebbe probabilmente al gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei, dato il suo euroscetticismo moderato rispetto al FPÖ.
L’Austria ha un debito pubblico moderato, pari al 75% del PIL. Ciò che colpisce tra i dati economici del Paese è il tasso di disoccupazione: inferiore al 5%, è il più basso di tutta l’UE. Questo dato, unito ad una popolazione in rapido invecchiamento, dovrebbe rendere il Paese aperto nei confronti dell’immigrazione e non lasciare troppi argomenti ai partiti euroscettici: invece, sarà probabilmente uno dei Paesi in cui, a maggio, le forze anti-Europa otterranno i risultati migliori.
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