Putin minaccia: "Invio truppe in Ucraina". Premier Iatseniuk: "Se interviene, sarà guerra"
l governo locale della Crimea chiama Mosca mentre il Consiglio della Federazione chiede a Putin di ritirare ambasciatore in Usa. Il primo ministro della Crimea Aksyonov annuncia: anticipato a marzo referendum su secessione. Kiev ribatte: "La sua nomina ha violato la costituzione". Ue condanna decisione Mosca su truppe.
SIMFEROPOLI - Precipita la situazione in Ucraina: il presidente russo, Vladimir Putin, ha chiesto al Senato, ottenendo l'ok, di inviare truppe in Ucraina "per normalizzare la situazione". Ma il premier ucraino, Arseni Iatseniuk, replica: se la Russia dovesse intervenire, sarebbe "la guerra". La tensione è alle stelle e il ministro degli Esteri ucraino ha chiesto protezione a Ue, Usa e Nato e di verificare i possibili meccanismi per proteggere l'integrità territoriale ucraina.
Il via libera alla spedizione di forze armate è arrivato al termine di una mattinata in cui le notizie provenienti dal Paese, in particolare dalla Crimea, si sono fatte sempre più incalzanti e il contagio delle manifestazioni filo russe si è esteso anche alle regioni sudorientali del Paese. La tensione è altissima e il Consiglio della Federazione (la camera alta russa), ha chiesto al presidente russo di richiamare l'ambasciatore russo in Usa, dopo che ieri il presidente americano, Barack Obama aveva annunciato conseguenze se la situazione si fosse aggravata. Parole percepite da Mosca come una minaccia. Per cercare di risolvere la situazione di crisi in Crimea, l'ex premier ucraina Yulia Timoshenko è attesa a Mosca il 3 marzo.
Grandissima la preoccupazione internazionale: su richiesta della Gran Bretagna, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha fissato una riunione straordinaria alle 14 di New York, le 20 in Italia e il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon parlerà presto con Putin.
Dura la condanna della Ue alla decisione della Russia: "inaccettabile" qualsiasi violazione dell'unità, sovranità e integrità territoriale dell'Ucraina. Lunedì, invece, è stato fissato alle 13 un Consiglio dei ministri degli Esteri Ue straordinario. Intanto domani il ministro degli esteri greco e presidente del Consiglio dei ministri esteri Ue, Evangelos Venizelos, andrà in l'Ucraina. Farà tappa a Marioupol, dove vive una folta comunità di origine greca. Poi a Kiev, dove vedrà leader politici ed istituzionali ucraini.
Il via libera alla spedizione di forze armate è arrivato al termine di una mattinata in cui le notizie provenienti dal Paese, in particolare dalla Crimea, si sono fatte sempre più incalzanti e il contagio delle manifestazioni filo russe si è esteso anche alle regioni sudorientali del Paese. La tensione è altissima e il Consiglio della Federazione (la camera alta russa), ha chiesto al presidente russo di richiamare l'ambasciatore russo in Usa, dopo che ieri il presidente americano, Barack Obama aveva annunciato conseguenze se la situazione si fosse aggravata. Parole percepite da Mosca come una minaccia. Per cercare di risolvere la situazione di crisi in Crimea, l'ex premier ucraina Yulia Timoshenko è attesa a Mosca il 3 marzo.
Grandissima la preoccupazione internazionale: su richiesta della Gran Bretagna, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha fissato una riunione straordinaria alle 14 di New York, le 20 in Italia e il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon parlerà presto con Putin.
Dura la condanna della Ue alla decisione della Russia: "inaccettabile" qualsiasi violazione dell'unità, sovranità e integrità territoriale dell'Ucraina. Lunedì, invece, è stato fissato alle 13 un Consiglio dei ministri degli Esteri Ue straordinario. Intanto domani il ministro degli esteri greco e presidente del Consiglio dei ministri esteri Ue, Evangelos Venizelos, andrà in l'Ucraina. Farà tappa a Marioupol, dove vive una folta comunità di origine greca. Poi a Kiev, dove vedrà leader politici ed istituzionali ucraini.
Mobilitazione generale. L'ex pugile Vitali Klitschko, uno dei
leader della protesta che ha portato alla destituzione in Ucraina del presidente Viktor Yanukovich, ha chiesto la mobilitazione generale dell'esercito ucraino contro "l'aggressione russa".
Il ministro della difesa ucraino aveva già annunciato l'arrivo in Crimea di 6.000 soldati e di 30 blindati russi, mentre il neopremier della regione autonoma Serghiei Aksyonov, eletto giovedì scorso dopo l'occupazione del parlamento locale da parte di elementi filorussi armati, aveva chiesto a Putin di "aiutare a garantire la pace e la calma nel territorio di Crimea".
Un grido subito raccolto da un responsabile del Cremlino che aveva detto che Mosca non avrebbe ignorato la richiesta. La Duma poi ha fatto appello al presidente Putin affinché "siano usate tutte le misure per stabilizzare la situazione in Crimea e proteggere la popolazione". Ancora più esplicita era stata la presidente del Senato russo che aveva preannunciato la possibilità dell'invio di truppe.
Anche nelle piazze intanto i filorussi alzano il tiro. A Donetsk, nel sudest dell'Ucraina, feudo dell'ex presidente Viktor Yanukovich, sono scese in piazza 10.000 persone sventolando bandiere russe, mentre a Kharkiv, sempre nelle regioni orientali, insorti filorussi hanno occupato il palazzo dell'amministrazione regionale e decine di persone sono rimaste ferite nell'assalto.
Crimea, referendum anticipato. Un'accelerazione si registra anche sul fronte del futuro status della Crimea. Il nuovo governo di Simferopoli, che il premier ucraino Iatseniuk ha oggi definito "illegittimo", ha deciso di anticipare il referendum per una maggiore autonomia della regione al 30 marzo dal 25 maggio inizialmente previsto, mentre nei prossimi giorni il parlamento russo esaminerà una proposta di legge che facilita l'assorbimento di nuovi territori senza bisogno della firma di un trattato internazionale. Sarà appunto sufficiente organizzare un referendum.
Appelli nel vuoto. Sembra rimanere quindi assolutamente inascoltato l'appello lanciato dal ministro degli esteri ucraino Andrei Deshizia che ha auspicato un "dialogo con la Russia". "Non dobbiamo passarci pezzi di carta - ha detto - Io parlo russo, posso comunicare".
Pure nel vuoto sembrano cadere gli appelli a preservare "l'integrità" e "la democrazia" dell'Ucraina dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, dal presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso e da altre voci europee.
leader della protesta che ha portato alla destituzione in Ucraina del presidente Viktor Yanukovich, ha chiesto la mobilitazione generale dell'esercito ucraino contro "l'aggressione russa".
Il ministro della difesa ucraino aveva già annunciato l'arrivo in Crimea di 6.000 soldati e di 30 blindati russi, mentre il neopremier della regione autonoma Serghiei Aksyonov, eletto giovedì scorso dopo l'occupazione del parlamento locale da parte di elementi filorussi armati, aveva chiesto a Putin di "aiutare a garantire la pace e la calma nel territorio di Crimea".
Un grido subito raccolto da un responsabile del Cremlino che aveva detto che Mosca non avrebbe ignorato la richiesta. La Duma poi ha fatto appello al presidente Putin affinché "siano usate tutte le misure per stabilizzare la situazione in Crimea e proteggere la popolazione". Ancora più esplicita era stata la presidente del Senato russo che aveva preannunciato la possibilità dell'invio di truppe.
Anche nelle piazze intanto i filorussi alzano il tiro. A Donetsk, nel sudest dell'Ucraina, feudo dell'ex presidente Viktor Yanukovich, sono scese in piazza 10.000 persone sventolando bandiere russe, mentre a Kharkiv, sempre nelle regioni orientali, insorti filorussi hanno occupato il palazzo dell'amministrazione regionale e decine di persone sono rimaste ferite nell'assalto.
Crimea, referendum anticipato. Un'accelerazione si registra anche sul fronte del futuro status della Crimea. Il nuovo governo di Simferopoli, che il premier ucraino Iatseniuk ha oggi definito "illegittimo", ha deciso di anticipare il referendum per una maggiore autonomia della regione al 30 marzo dal 25 maggio inizialmente previsto, mentre nei prossimi giorni il parlamento russo esaminerà una proposta di legge che facilita l'assorbimento di nuovi territori senza bisogno della firma di un trattato internazionale. Sarà appunto sufficiente organizzare un referendum.
Appelli nel vuoto. Sembra rimanere quindi assolutamente inascoltato l'appello lanciato dal ministro degli esteri ucraino Andrei Deshizia che ha auspicato un "dialogo con la Russia". "Non dobbiamo passarci pezzi di carta - ha detto - Io parlo russo, posso comunicare".
Pure nel vuoto sembrano cadere gli appelli a preservare "l'integrità" e "la democrazia" dell'Ucraina dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, dal presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso e da altre voci europee.
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