martedì 4 marzo 2014

Croazia e Serbia alla sbarra per genocidio

Si apre il processo al Tribunale dell’Aja: i due Paesi si sono denunciati per lo stesso crimine. La sentenza sarà inappellabile

Il genocidio balcanico sale (una volta ancora) sul tavolo degli imputati del Tribunale internazionale dell’Aja. Sotto accusa stavolta però non c’è il solito generale o colonnello di turno che ha ordinato orribili massacri di civili. Davanti ai giudici a comparire sono addirittura due Stati: la Croazia e la Serbia che si sono reciprocamente denunciate proprio per l’orribile colpa di genocidio. Ai giudici è stata consegnata una lista di 1.500 serbi soto accusa e di 40 croati.
E ieri mattina si è aperto davanti alla Corte internazionale di giustizia dell'Aja il dibattimento sulle accuse reciproche di genocidio presentate l'una contro l'altra da Serbia e Croazia. Le udienze alla Corte internazionale di giustizia sono previste fino al primo aprile. La riunione inaugurale è stata aperta ieri dal giudice slovacco Peter Tomka, attuale presidente della Corte dell'Aja, che ha dato la parola alla rappresentante croata Vesna ‹rni„-Groti„, professore di diritto internazionale all'università di Zagabria, capo del team legale che sostiene le ragioni della Croazia. Nei prossimi giorni interverrà il rappresentante serbo Saša Obradovi„, noto legale del ministero degli Esteri di Belgrado. È prevista inoltre l'audizione di testimoni da entrambe le parti. Un verdetto da parte dei 17 giudici (due dei quali rappresentano le parti in causa) - che sarà definitivo e non potrà essere impugnato con ricorsi e appelli - è atteso per la fine dell'anno o l'inizio del 2015.
La disputa si riferisce al conflitto armato che oppose i due Paesi fra il 1991 e il 1995, nel pieno della disgregazione sanguinosa della ex Jugoslavia, con un bilancio di oltre 20 mila morti e centinaia di migliaia di profughi. Fu Zagabria a presentare per prima il due luglio 1999 l'accusa di genocidio contro Belgrado, chiedendo un risarcimento finanziario, la punizione di tutti i criminali di guerra, informazioni sulle persone ancora disperse e la restituzione del patrimonio storico e culturale depredato dai serbi. La Serbia, contestando tali accuse, rispose con una analoga imputazione il quattro gennaio 2010, accusando a sua volta la Croazia di genocidio e pulizia etnica ai danni di 230 mila serbi costretti a fuggire. Il conflitto armato, come noto, fece seguito alla proclamazione di indipendenza di Zagabria dalla Federazione jugoslava nel 1991, con i secessionisti serbi appoggiati dalle forze di Belgrado.
Pochi giorni fa il ministro degli Esteri croato Vesna Pusi„ ha incontrato nella capitale serba il vicepremier Aleksandar Vu›i„, nell’ultimo tentativo di risolvere la questione per vie diplomatiche. Ma il fatto è che nessuna delle due parti ha voluto risolverla. Le cause davanti al tribunale dell’Aja fanno infatti troppo comodo alle nomenklature politiche di entrambi i Paesi (la Serbia andrà a breve alle urne). «Bisogna far chiarezza sulla storia - ha detto Vu›i„ - sarebbe peggio se questo compito spettasse alla politica di oggi». E la manipolazione continua.

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