mercoledì 12 marzo 2014

LA CRISI IN UCRAINA

La crisi in Ucraina andrà avanti a lungo. Soprattutto dopo le decisioni del presidente russo Vladimir Putin, dopo il crollo del regime filorusso di Kiev, di inviare nella penisola autonoma di Crimea 30 mila uomini delle forze speciali a presidiare i luoghi strategici: porti, aeroporti, il Parlamento ecc. La flotta russa, ancorata ai porti di Sebastopoli, ha lanciato un ultimatum alle forze ucrine. E’ già guerra?
Per il diritto internazionale è questione di sfumature. La comunità internazionale, intanto, si è mobilitata con le armi, tenute a salve, della diplomazia informale.

Per tanti la crisi ucraina sia solo l’inizio di un dramma molto simile a quello che ha devastato le terre e i popoli della ex Jugoslavia.
Tolto il “tappo” dell’Unione Sovietica, tutto quello che era stato tenuto compresso è destinato a esplodere.
La maggior parte delle cause della tragedia che sta succedendo sono da cercare in un passato che precede la fine dell’Urss: le tensioni sociali,  gli odi etnici, le terribili privazioni a cui l’Ucraina è stata sottoposta.
L’ucraina, prima o poi , doveva sollevare la testa. E’ da sempre stata considerata ai margini dell’impero, oppressa, impoverita. Negli anni 30, il Paese e stato addirittura al centro di un programma di “carestia organizzata”, che ha provocato 5 milioni di morti.
“Carestia organizzata” consisteva nel fatto che tutte le risorse del Paese, venivano dirottate verso il centro della Federazione. E cosi il “granaio del mondo” moriva di fame. Non solo: l’Ucraina è sempre stata considerata uno Stato cuscinetto: l’ultimo baluardo contro la contaminazione della cultura occidentale. E questo ha spezzato il Paese in due, il Oriente e Occidente si scontrano da sempre.

L’Ucraina continua ad essere spaccata fra un Ovest più vicino all’Europa e un Est profondamente filorusso. La penisola di Crimea è abitata da molti russi e profondamente radicata nella loro cultura.

Ai momenti mi sembra di tonare indietro negli anni 90 dopo la scomparsa del maresciallo Tito, cioè in ex Jugoslavia. Ed essendo di origini bosniache quelli anni li ho vissuti anche sulla mia pelle ed l’unica cosa che posso dire che la storia non è come il Monopoli! Non si può dire alle persone “Da oggi ognuno torni alla casella di partenza” cioè nel caso di ex Jugoslavia: i serbi non vivevano solo in Serbia, i croati erano ovunque i bosniaci pure.

Io spero soltanto che con l’Ucraina non succede quello che è successo in ex Jugoslavia anche se il groviglio è troppo complicato e non è possibile scioglierlo in modo pacifico, perché in mezzo ci siamo tutti volendo o non volendo dall’Europa alla Russia passando per gli USA ecc.

Intanto la penisola Crimea accelera il suo distacco dall'Ucraina: il Parlamento regionale ha votato la piena indipendenza dall'Ucraina, ancor prima del referendum in cui il 16 marzo si chiederà ai cittadini se vogliono unirsi alla Russia.
Il voto, praticamente all'unanimita', del Consiglio Superiore (il Parlamento regionale) della Crimea e' solo l'ultimo capitolo della peggiore crisi degli ultimi decenni in Europa.
Il Yanukovich ha aggiunto che le elezioni presidenziali ucraine previste per il 25 maggio sono "assolutamente illegittime e illegali" e che il Paese adesso e' in mano "a una banda di ultranazionalisti e neofascisti" che vogliono scatenare "una guerra civile".
Intanto la 'camera bassa' del Parlamento, la Duma, discutera' il prossimo 21 marzo come semplificare le procedure perche' la Crimea possa unirsi alla Federazione. L'Occidente invece prova ad aumentare la pressione diplomatica su Mosca.
La Francia ha minacciato nuove sanzioni contro Mosca, mentre la Germania ha avvertito che se la posizione russa non cambiera' entro il week-end, il prossimo passo contro Mosca sara' preso dal Consiglio Europeo del prossimo lunedi', a Bruxelles.


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