venerdì 14 marzo 2014

Se non aumenta busta paga, io sono un buffone



 «Se il 27 maggio i soldi non arrivano vuol dire che Matteo Renzi è un buffone». Così il premier Matteo Renzi a Porta a Porta sull’impegno a dare mille euro in più in busta paga a fine anno a 10 milioni di persone, tra lavoratori dipendenti e assimilati.
«È una piccola cosa ma non si è mai fatta», ha aggiunto il premier. Con sicurezza, inoltre, il premier torna a garantire che si tornerà al voto solo nel 2018. «Sono convinto - dice - che questa classe politica in Parlamento ha l’ultima chance per dimostrare che può fare le cose».

«L’Irap è una tassa odiosa - dice Renzi - perché più crei posti di lavoro più lo Stato ti tassa» e ripete che entro maggio taglio del cuneo fiscale, entro settembre, sblocco dei debiti della pubblica amministrazione. Di scadenze alla porta, non c’è solo il 27 maggio: «Sui debiti della Pubblica amministrazione, 22 miliardi Letta li ha pagati, il resto - ha detto Renzi- lo salderemo entro il 21 settembre».

Sulle coperture Renzi torna ad escludere categoricamente un problema di coperture, «i soldi ci sono» e, snocciolando cifre, elenca i capitoli di spesa.

Tagli dei costi della politica, a partire dalla «chiusura» del Senato elettivo, vendita online delle auto blu, «i simboli del potere», 500 milioni dalla riduzione degli stipendi dei manager pubblici, che guadagnano più del «presidente della Repubblica», 2,5 miliardi dall’innalzamento delle rendite finanziarie, bot esclusi, dal 20 al 26 «come in Europa».

A chi lo definisce il figlioccio di Silvio Berlusconi, per le sue abilità dialettiche, Renzi fa spallucce: «Non lo sono, ognuno ha il babbo che ha...». I voti del centrodestra, invece, li vuole ma esclude che siano le Europee le elezioni in cui il Pd potrà «scardinare» i consensi degli altri partiti.


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