Se non aumenta
busta paga, io sono un buffone
«È una piccola cosa ma
non si è mai fatta», ha aggiunto il premier. Con sicurezza, inoltre, il premier
torna a garantire che si tornerà al voto solo nel 2018. «Sono convinto - dice -
che questa classe politica in Parlamento ha l’ultima chance per dimostrare che
può fare le cose».
«L’Irap è una tassa
odiosa - dice Renzi - perché più crei posti di lavoro più lo Stato ti tassa» e
ripete che entro maggio taglio del cuneo fiscale, entro settembre, sblocco dei
debiti della pubblica amministrazione. Di scadenze alla porta, non c’è solo il
27 maggio: «Sui debiti della Pubblica amministrazione, 22 miliardi Letta li ha
pagati, il resto - ha detto Renzi- lo salderemo entro il 21 settembre».
Sulle coperture Renzi
torna ad escludere categoricamente un problema di coperture, «i soldi ci sono»
e, snocciolando cifre, elenca i capitoli di spesa.
Tagli dei costi della
politica, a partire dalla «chiusura» del Senato elettivo, vendita online delle
auto blu, «i simboli del potere», 500 milioni dalla riduzione degli stipendi
dei manager pubblici, che guadagnano più del «presidente della Repubblica», 2,5
miliardi dall’innalzamento delle rendite finanziarie, bot esclusi, dal 20 al 26
«come in Europa».
A chi lo definisce il
figlioccio di Silvio Berlusconi, per le sue abilità dialettiche, Renzi fa
spallucce: «Non lo sono, ognuno ha il babbo che ha...». I voti del
centrodestra, invece, li vuole ma esclude che siano le Europee le elezioni in
cui il Pd potrà «scardinare» i consensi degli altri partiti.
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